60 ANNI DI ODIN TEATRET

scheda spettacolo
Martedì 12 marzo
- Ore 19:00 Presentazione film “L’arte dell’impossibile” di Elsa Kvamme
Mercoledì 13 marzo
- Ore 10:00 Masterclass con Tage Larsen
- Ore 20:00 AVE MARIA (spettacolo con Julia Varley, regia di Eugenio Barba)
Giovedì 14 marzo
- Ore 17:00 “Testo, azione, relazioni” dimostrazione di lavoro/spettacolo con con Tage Larsen e Julia Varley
- Ore 20:00 Presentazione film “Il paese dove gli alberi volano” di Davide Barletti e Jacopo Quadri
Venerdì 15 marzo
- Ore 17:00 Presentazione film “La conquista della differenza” di Exe Christoffersen
- Ore 20:00 LA CASA DEL SORDO (spettacolo con Else Marie Laukvik, Rina Skeel, Ulrik Skeel, regia di Eugenio Barba)
Sabato16 marzo
- Ore 18:00 Conferenza di Eugenio Barba Odin Teatret – 60 anni di teatro
- Ore 20:00 LA CASA DEL SORDO
Domenica 17 marzo
- Ore 11:00 Presentazione film “Zona Limite” di Stefano di Buduo
- Ore 16:30 LA CASA DEL SORDO
13 marzo
AVE MARIA
La Morte si sente sola. Cerimonia per l’attrice María Cánep
ODIN TEATRET
Con Julia Varley
Testo e regia Eugenio Barba
Assistente alla regia Pierangelo Pompa
Montaggio sonoro Jan Ferslev
Trecento scalini in pochi istanti.
Pelle di pietra sopra la mia testa.
I morti e le mosche trasparenti
che sono? Ed io che conto?
Forse la morte non porta via tutto. Questi versi del poeta italiano Antonio Verri riassumono lo spettacolo.
L’attrice inglese Julia Varley evoca l’incontro e l’amicizia con l’attrice cilena María Cánepa. È la Morte a celebrare la fantasia creativa e la Dedizione di María che seppe lasciare una traccia dopo la sua partenza.
Eugenio Barba
Le origini di Ave Maria
Quando Julia Varley ha espresso il desiderio di fare uno spettacolo su María Cánepa mi ha trovato subito d’accordo. Avevo conosciuto María e suo marito Juan Cuevas nel 1988 durante la prima visita dell’Odin Teatret in Cile, e da questo incontro era nata un’amicizia profonda. Questo legame affettivo si nutriva anche delle comuni radici italiane, dell’esperienza dell’essere ambedue emigranti e della consapevolezza che il teatro era la nostra vera patria.
Confesso che avevo anche una domanda professionale, una curiosità che apparteneva al mestiere. Era una sfida, e consisteva nel voler evocare María attraverso uno spettacolo che fosse una cerimonia che esprimesse l’emotività della sua vita professionale e al tempo stesso il mistero della
morte. Ho scelto Mr Peanut, il cui viso è una testa di morto, un personaggio già presente in altri spettacoli di Julia Varley. Volevo che questo personaggio si rinnovasse e incarnasse il mistero della trasformazione della vita in morte, mentre la voce di María risuonava nello spazio come il canto di un torrente tra mille farfalle.
Alla fin fine volevo aiutare la mia attrice a dichiarare il suo affetto a un’altra attrice riportandola in vita attraverso il teatro. Personalmente, io volevo pagare il mio debito di gratitudine verso María e suo marito Juan.
15|17 marzo
LA CASA DEL SORDO
ODIN TEATRET
Produzione Masakini Theatre, Nordisk Teaterlaboratorium / Odin Teatret
Testo Else Marie Laukvik, Eugenio Barba
Regia Eugenio Barba
Scenografia Else Marie Laukvik, Rina Skeel
Consulente scenografia Jan de Neergaard
Con Else Marie Laukvik, Rina Skeel, Ulrik Skeel
Assistente alla regia Rina Skeel
Siamo a Bordeaux, nella casa di un sordo, Francisco Goya. È l’ultima notte della sua vita. La sua amante per più di trent’anni, la vivace Leocadia Zorilla, scatena la sua fantasia e i suoi ricordi. Francisco José de Goya (1746-1828) è considerato il più importante pittore e incisore spagnolo tra la fine del 18° e l’inizio del 19° secolo. Nel corso della sua lunga carriera fu un impegnato commentatore e cronista della sua epoca. Morì in esilio a Bordeaux, in Francia.
Eugenio Barba
UN CAPRICCIO TEATRALE
La casa del sordo – Capriccio su Goya è la trasposizione teatrale del genere artistico del capriccio applicata alla biografia e all’opera di Francisco Goya. La sua vita si svolse tra gli sconvolgimenti politici dell’Europa alla fine del 18° secolo, tra Età della Ragione e Romanticismo, Inquisizione e Rivoluzione Francese, erotismo, esilio e mutilazione fisica dovuta alla sordità totale che colpì Goya a 46 anni. Il capriccio, come genere artistico, si sviluppò nel XVI secolo in musica, architettura e pittura. Il compositore tedesco Michael Praetorius (1571-1621) lo definì “una specie di fantasia improvvisata che passa da un tema all’altro”. J. S. Bach (1685-1750) intitolò Capriccio un pezzo composto da varie sezioni liberamente accostate per esprimere la nostalgia per il fratello lontano. Particolarmente apprezzati i furono i 24 Capricci di Niccolò Paganini che ispirarono Liszt, e quelli composti da Beethoven e Mendelssohn. In architettura il capriccio è “una follia agli occhi dell’osservatore”: un edificio stravagante, progettato più come espressione artistica che per scopi pratici, spesso deliberatamente costruito per sembrare in rovina.
L’edificio non ha altro proposito che quello di essere un oggetto ornamentale, creato o commissionato per puro piacere. In pittura il termine viene attribuito a disegni fantasiosi, lontani dai temi predominanti. Artisti come Callot, Piranesi, Tiepolo, Watteau, Guardi e Goya hanno reso famoso questo modo di ritrarre la realtà. Nella pittura veneziana del Settecento il capriccio è l‘arte di comporre un paesaggio
attraverso la libera combinazione di elementi architettonici reali e fantastici, di rovine dell’antichità e aspetti contemporanei. La casa del sordo è un capriccio teatrale su Goya: una varietà di temi che l’arte dell’attore trasforma in un flusso di decadenza fisica e vitalità creativa, avidità di prestigio, sperpero di denaro, egoismo, inventiva, passione e frivolezza. Un caleidoscopio di immagini, situazioni e pensieri che si dibattono nel tentativo di approssimarsi al mistero della Bellezza e della Vita la cui spietata verità cammina, deridendoli, sui morti
