dal 05.03.2026 al 08.03.2026

DAVIDE IODICE

PINOCCHIO - CHE COS'È UNA PERSONA?

TIEFFE TEATRO MENOTTI

Ideazione, drammaturgia, regia, scene e luci: Davide Iodice
Con: Giorgio Albero Gaetano Balzano, Danilo Blaquier, Federico Caccese, Stefano Cocifoglia, Giuseppe De Cesare, Simona De Cesare, Patrizia De Rosa, Gianluca De Stefano, Paola Delli Paoli, Chiara Alina Di Sarno, Aliù Fofana, Cynthia Fiumanò, Vincenzo Iaquinangelo, Marino Mazzei, Serena Mazzei, Giuseppina Oliva, Ariele Pone, Tommaso Renzuto Iodice, Giovanna Silvestri, Jurij Tognaccini, Renato Tognaccini
Compagnia: Scuola Elementare del Teatro APS
Produzione: Interno 5, Teatro di Napoli-Teatro Nazionale
Partner: Teatro Trianon Viviani, Forgat Odv
Training e studi sul movimento: Chiara Alborino, Lia Gusein-Zadé
Equipe pedagogica e collaborazione al processo creativo: Monica Palomby, Eleonora Ricciardi
Tutor: Danilo Blaquier, Veronica D’Elia, Mara Merullo
Cura del processo laboratoriale: Scuola Elementare del Teatro Aps
Versi: Giovanna Silvestri
Realizzazione scene: Ivan Gordiano Borrelli
Cura dei costumi: Daniela Salernitano con Federica Ferreri
Tecnico audio: Luigi Di Martino
Tecnico luci: Simone Picardi
Direttrice di produzione: Hilenia De Falco
Foto: Renato Esposito
Ufficio stampa: Elena Lamberti
Si ringraziano: Gabriele D’Elia, Tonia Persico, Ilaria Scarano

Uno spettacolo corale potente e commovente, nato all’interno della Scuola Elementare del Teatro – Conservatorio Popolare delle Arti Sceniche. Un laboratorio permanente in cui ragazze e ragazzi con sindrome di Down, autismo, Asperger, sindrome di Williams, ma anche giovani in uscita dal carcere e adulti, genitori e amici, condividono un’esperienza artistica e umana capace di trasformare la fragilità in espressione viva e creativa. Pinocchio è il fratello simbolico di tutti i “diversi”, di tutti coloro che abitano la complessità della crescita e dell’identità. È il burattino che non si adatta al mondo e che, come spiega Iodice, “incarna tutte le caratteristiche di un’adolescenza incomprensibile e incompresa, nel cui tormento si specchia una società di adulti in rovina”. Ma cosa significa diventare persona? “E dopo?” chiede Pinocchio a Geppetto nella pancia della balena, e questa domanda attraversa tutta l’opera come un grido sottile e potente, che interpella non solo le famiglie, ma la società tutta. Attraverso improvvisazioni, testimonianze, simboli e invenzioni visive – come i nasi che i ragazzi indossano per raccontare le bugie altrui, o il Grillo parlante che cammina sotto il peso di una croce fatta di libri – la scena si anima di una forza corale che alterna commozione, ironia e vitalità. Non c’è pietismo, ma la volontà di affermare che anche chi vive “fuori dall’ordinario” ha diritto alla gioia, alla bellezza, alla condivisione. Un teatro che è rito collettivo, gesto politico e poetico, nel quale le differenze non vengono “normalizzate” ma rese visibili, accettate, amate. Applausi sentiti e sinceri accompagnano la fine dello spettacolo, specchio di un cammino possibile in cui il teatro non rappresenta la realtà, ma la trasforma, la abbraccia e la fa risuonare in ogni spettatore.

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