Produzione Tieffe Teatro
Versione Wajdi Mouawad
Traduzione Emanuele Aldrovandi
Uno spettacolo di Sandro Mabellini
Drammaturgia scenica e interpretazione Marco S. Bellocchio, Valentina Cardinali, Michele Di Giacomo, Riccardo Festa
Elementi scenici e costumi Chiara Amaltea Ciarelli

La società s’inventa una logica assurda e complicata, per liquidare quelli che si comportano in un modo diverso dagli altri. Ma se, supponiamo, e io so benissimo come stanno le cose, so che morirò giovane, sono nel pieno possesso delle mie facoltà eccetera eccetera, e decido di usarla lo stesso, l’eroina? Non me lo lasciano fare. Non mi lasciano perché lo vedono come un segno del loro fallimento, il fatto che tu scelga semplicemente di rifiutare quello che loro hanno da offrirti. Scegli noi. Scegli la vita. Scegli il mutuo da
pagare, la lavatrice, la macchina; scegli di startene seduto su un divano a guardare i giochini alla televisione, a distruggerti il cervello e l’anima, a riempirti la pancia di porcherie che ti avvelenano. Scegli di marcire in un ospizio, cacandoti e pisciandoti sotto, cazzo, per la gioia di quegli stronzi egoisti fottuti che hai messo al mondo. Scegli la vita. Beh, io invece scelgo di non sceglierla, la vita. E se quei coglioni non sanno come prenderla, una cosa del genere, beh, cazzo, il problema è loro, non mio. Come dice Harry Lauder io voglio
andare dritto per la mia strada, fino in fondo…

Trainspotting (T) è conosciuto al grande pubblico come il film di Danny Boyle, uscito nel 1993, e interpretato da Ewan McGregor; ma T è soprattutto un romanzo di Irvine Welsh, scritto in forma teatrale da Harry Gibson, poi tradotto in francese e adattato dall’autore di origine libanese Wajdi Mouawad. Per ingannare la noia, i personaggi rubano, si fanno di eroina, alcool, rabbia repressa, e passano il tempo a “osservare i treni”, senza mai prendere quello giusto. Sono lì che attendono qualcosa che non arriverà mai, e nel frattempo si distruggono quella vita che hanno scelto di non scegliere. I più deboli, muoiono. I più forti, perdono comunque. Trainspotting è un viaggio allucinogeno, un trip adrenalinico e alienante in cui quel nichilismo post-tatcheriano degli anni ’90, rischia violentemente di raccontarci un percorso esistenziale ancora attualissimo, mai finito, in procinto di riversarsi come uno tsunami sulla nostra generazione.