CORPO ERETICO

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Dialogo in tempo presente con Pier Paolo Pasolini
Di e con
Marco Baliani
organizzazione e promozione Ilenia Carrone
Produzione Casa Degli Alfieri

durata: 80 minuti

 
“… l’eresia richiede una grande pazienza: bisogna ripetere mille volte la stessa cosa”
 
Un dialogo serrato, spietatamente sincero, a tentare di sgomitolare
quei grovigli che, ogni volta che l’ho incontrato, mi hanno lasciato
inquieto. Contrasti e contraddizioni mai risolti, e che generano
invece altri ingarbugliamenti necessari a vedere le “cose” del
mondo da angolazioni inaspettate.
Sono tante le “cose” su cui dialogare con lui, sulle mutazioni sociali
avvenute, su quello che ha intuito e quello che ha travisato, sul suo
corpo “diverso”, sempre al centro del suo agire, scandalosamente
in contrasto col mondo intorno, sulla sua mai esausta vena
pedagogica, sui suoi scritti pirateschi, sul suo giornalismo anomalo.
Ma l’elenco non serve, e poi è lungo, variegato, multiforme,
imprendibile come lo è lui nella sua continua ricerca di linguaggi
che sappiano parlare il suo tempo, spesso non coincidente con
quello della società.
Nella sua dissipazione mi ritrovo, sono sempre stato in fuga da
recinti e classi#cazioni, così posso inserirmi con la mia storia e le
mie contraddizioni, a intrecciare altre matasse di pensieri e
immagini.
Inaspettato sarà l’incontro con lui, senza rete di protezione, mi
occorre andare ramingo, toccando le scabrosità dei nostri corpi mai
sazi, non so quali sono le parole che spunteranno dai nostri sguardi
mai appagati, ma prevedo durezza, un dialogare che è anche un
duellare.
La sua voce mi arriva tra capo e collo, come un avvertimento, uno
stare in guardia, e si riverbera illuminando di una luce obliqua,
caravaggesca, questo mio presente paludoso, dato che il tempo non
fila mica dritto su una linea come si crede nel nostro Occidente, è invece un anello che si espande in cerchi concentrici, e ogni istante
dell’Allora può divenire benissimo un attimo dell’Adesso.
Nel mio lavoro ho sempre amato personaggi “non riconciliati”, fuori
dalla norma, grandiosamente vittime della loro diversità.
Con lui mi trovo dunque in sintonia, una sintonia provvisoria e
inquietante come chi cammina sull’orlo di un precipizio ed è meglio
non si appoggi al compagno di percorso nel di*cile illusorio
tentativo di restare in equilibrio. La sua eresia, così vitale, mi
costringe a stare in ascolto, con lo spavento delle scoperte inattese,
per vedere, alla #ne, cosa mi resta tra le dita, di raccontabile e
tramandabile col mio teatro e la mia voce.